Io e Gaccetta
"E' con vero piacere presentare agli amici questo articolo in ricordo dell'esperienza di quasi due anni di studio (2003-2004) fatta con il maestro Giuseppe Gaccetta. E' stata un'esperienza importante per la mia crescita strumentale e artistica. Ho imparato a dare valore alla scuola violinistica italiana!" |
Sito: www.fondazionesfilio.it
Link: www.classicaonline.com
LA
RINASCITA DELLA SCUOLA VIOLINISTICA DI FRANCESCO SFILIO
Si è costituita a Genova per volontà del Maestro
Giuseppe Gaccetta una fondazione intitolata al grande didatta Maestro
Francesco Sfilio (allievo del Maestro Sivori a sua volta allievo di Nicolò
Paganinini) allo scopo di continuare e divulgare la scuola violinistica da
lui fondata nel 1916. Tale Fondazione, che ha
recentemente ripubblicato i due volumi del Maestro "Nuova
Scuola Violinistica Italiana" e "Alta
cultura di tecnica violinistica", ha lo scopo di promuovere la scuola
e patrocinare iniziative volte a sostenere lo studio del violino anche
tramite l'istituzione di borse di studio da assegnare a studenti
meritevoli sia nell'ambito di concorsi che presso le scuole di musica
pubbliche o private.
Vi
presentiamo qui il primo di due articoli dedicati alla scuola violinistica
di Francesco Sfilio e alla vicenda di Giuseppe Gaccetta. Ringraziamo la
Fondazione Francesco Sfilio per averci
concesso l'opportunità di accostarci ai segreti del violino attraverso la
conoscenza dei suoi virtuosi più straordinari.
Dott.ssa
Laura Sacchiero
Il
12 luglio 2000 il "Secolo XIX", quotidiano genovese, con un
articolo di Giorgio de Martino annunciava la scoperta di un
falegname, Giuseppe Gaccetta, che rimasto nel silenzio per oltre
sessanta anni era in possesso di una tecnica violinistica che,
insegnatagli dal suo Maestro Francesco Sfilio, affondava le sue radici
fino a Nicolò Paganini.
Un'affermazione incredibile,
destinata, come sempre accade in casi come
questi a gettare luci e ombre su questa vicenda, se non fosse che a
supporto di tutto ciò esiste un'incisione a dir poco strabiliante di nove
capricci eseguiti da un poco più che diciassettenne Gaccetta nel 1931.
Egli
stesso a questo proposito e riguardo alla sua vicenda dice: " 'I
capricci' furono incisi per strada! In uno dei primi negozi di
registrazione genovesi in Piazza della Meridiana. Passai davanti al
negozio per caso (c'era un cartello con su scritto: " registrate la
voce dei vostri cari") e il proprietario m'invitò a registrare
qualcosa. Posso fare i Capricci di Paganini, dissi io. Lui allora mi portò
davanti al rullo di cera ed io cominciai. Ne suonai nove, uno di seguito
all'altro. Era il 1931. Dico che furono registrati per la strada perché,
prima che l'incisione fosse ripulita, si poteva sentire, sullo sfondo, il
rumore di un autobus che passava".
All'epoca
Gaccetta studiava intensamente, fino a 12-13 ore al giorno. Nonostante
quest'impegno e la coscienza dei traguardi raggiunti, non decise di
completare il ciclo dei capricci: sarebbe stata la 1 ° incisione mondiale
dell'intera serie (si tratta in ogni caso, per quanto riguarda i numeri
5,7,11,15,19, del documento discografico più antico). "Non
potevo! Sfilio non voleva che nemmeno suonassi Paganini in pubblico,
figuriamoci un disco. Di quest'incisione non seppe mai nulla".


In
un breve capitolo del suo libro "Alta cultura di tecnica
violinistica", intitolato "Il segreto di Paganini", egli
indica in modo riassuntivo quelli che ritiene siano gli elementi fondanti
il metodo paganiniano. Vale la pena riportarlo per intero e poi
approfondirne, per ciò che è possibile in questa sede, i vari aspetti.
Il segreto di
Paganini
Riepilogando,
il segreto di Paganini non consiste in un solo ritrovato ma nel complesso
di vari sistemi che costituivano il suo modo di suonare personalissimo e
allora considerato trascendentale. Cioè:
1.
Il localizzare ogni esercizio di forza nel braccio, che egli
appoggiava fortemente al corpo lasciando completamente libera la mano e
leggere e sciolte le dita (il tenere la spalla sinistra alta non aveva per
questa ragione alcuna influenza speciale);
2. L'uso del tatto per la sicurezza dell'intonazione;
3. L'uso per le progressioni cromatiche della diteggiatura rivelata
dalla sua scala, e cioè sempre della successione delle dita consecutive;
4. L'uso del piegamento del polso per il passaggio di posizione;
5. L'estensione e lo scarto delle dita consecutive.
1.
Il paragrafo ci porta a parlare della posizione e della tenuta del
violino. Si sa che Paganini, teneva il braccio sinistro fortemente
appoggiato al torace e all'addome (oltre alle numerose caricature, di
questo ce ne parla anche Carl Guhr direttore e violinista che lo aveva
seguito per lungo tempo) e questo per poter liberare la mano e avere cosi
leggere e sciolte le dita. Ma il tenere il braccio accostato al corpo
porta inevitabilmente a girare il violino verso l'interno chiudendo la
posizione di circa 20-30 gradi rispetto a quello che si usa oggi. E'
quindi una posizione "chiusa" che converge verso il centro e non
una posizione "aperta" lontana dal corpo. Il violino è cosi
sostenuto senza spalliera dalla clavicola e dalla spalla lungo il bordo
delle fasce dello strumento, con il naso che diviene una sorta di mirino
puntato sulla tastiera. Tutta la forza di sostegno dello strumento sarà
fatta dalla parte superiore del braccio accostato al torace. Per quanto
riguarda l'arco invece esso sarà sostenuto dal pollice posto sotto la
bacchetta e in posizione diagonale, cioè con l'unghia posta in diagonale,
che sarà così una sorte di punto di bilancia fra indice e mignolo per
operare tutti i giri di corda necessari all'esecuzione. Il braccio dovrà
essere alla stessa altezza della spalla e l'arco verrà tirato in due
movimenti principali; dall'articolazione della spalla al gomito il primo
terzo e dal gomito fino alla punta gli altri due terzi. Esso dovrà essere
tirato sempre con leggerezza e a questo scopo viene consigliato uno studio
particolare, tirandolo ad un cm di distanza dalla corda, quindi senza
suonare, con un peso di circa 2 Kg attaccati al braccio, per non più di 2
o tre minuti e questo per rafforzarne la parte superiore che non dovrà
essere mai abbandonata nel suonare. Lo stesso esercizio del peso è valido
anche per il braccio sinistro e lo scopo per entrambe le parti è vincere
la forza di gravità.
2.
Il secondo punto riguarda la sensibilità che le dita della mano
sinistra devono acquistare nel premere la corda. A questo aspetto Sfilio,
che rimase cieco ad appena 27 anni, da molta importanza affermando
ripetutamente che la pressione delle dita sulla corda deve essere minima,
addirittura cercando di raggiungere l'obiettivo di non abbassarle del
tutto sulla tastiera. Dunque una sensibilità dei polpastrelli da ciechi
resa possibile da un costante studio di esercizi muti di digito-pressione,
cioè di abbassamento verticale delle corde con ritmi di duine terzine
quartine ecc. da eseguirsi con poca pressione con un singolo dito e anche
per intervalli di 3°, 4°, 6°, 8°, 10° senza raggiungere la tastiera.
Questi esercizi fatti per non più di mezz'ora al giorno saranno poi
un'utile preparazione al vibrato che Sfilio esegue unendo al movimento
verticale un leggero movimento orizzontale attraverso l'uso del polso e al
trillo del quale indicherà ulteriori modi di studio nel suo libro.
3.
Il terzo punto ci porta a considerare quella che è una delle
colonne portanti di questo
edificio:
il cromatismo, su cui viene impostato fin dalle prime lezioni il
principiante. Lo sviluppo di tutti gli esercizi che compongono questo
aspetto fondante della tecnica si trovano nell'altro volume "Nuova
scuola Violinistica italiana" e hanno alla loro base l'analisi che
Sfilio ha fatto dell'autografo della "Scala di Paganini" di
Breslavia del 3 agosto 1829. Si tratta di una scala cromatica di La M.
dove Paganini, dopo la prima nota La col primo dito in IV corda, scrive
anziché La diesis, Si bemolle facendo cosi intendere di voler mettere il
secondo dito e non il primo strisciandolo; da qui in poi tutte le note
successive si sviluppano con dita conseguenti, cioè primo dito IV corda
La naturale, secondo dito Si bemolle terzo dito Si naturale, primo dito Do
naturale, secondo dito Do diesis, terzo dito Re naturale Quarto dito Re
diesis, allungamento indietro del primo dito sulla III corda sul Mi e si
ricomincia. Quindi la diteggiatura sulle prime tre corde è 123-1234, e
sulla corda Mi 123-123 fino ad arrivare al La della terza o quarta ottava
della scala tenendo il pollice fermo possibilmente in terza posizione come
faceva Paganini (è sempre Guhr a raccontarcelo) e col movimento di cambio
della posizione piegando il polso e non l'avambraccio che se mai seguirà
il polso nel movimento ascendente lungo il manico. Da questo Sfilio
sviluppa una quantità sorprendente di esercizi cromatici con movimenti di
un solo dito (1°2°3°4°) e con intervalli diversi di 3° 4° 6° 8° 10°
sempre facendo il cambio di posizione col polso e raccomandando di
studiare le corde doppie cromaticamente anche diteggiandole. Questo
aspetto della diteggiatura del cromatismo è fondamentale se posto in
relazione col movimento del cambio di posizione.

4.
Giungiamo così al punto 4. La mano sinistra sul manico del violino
è come quella di un chitarrista e Paganini lo era, cioè col polpastrello
del pollice quasi sotto il manico e il palmo della mano rivolto verso la
tastiera in modo da avere le note già pronte. In pratica la posizione del
violino è quella di un'ideale chitarra rovesciata sulla clavicola con una
posizione chiusa, come vediamo dalle caricature che di Paganini ci sono
pervenute. Il pollice inizialmente viene impiantato in 1 ° Pos. ma
successivamente può essere dislocato fino in 3° Pos.. Il cambio di
posizione si effettua comunque dal polso e a pollice fermo. Tutto questo
unito al principio del cromatismo e della digito-pressione oltre che alla
posizione, genera una combinazione di fattori che rendono più agile lo
studio del violino.
5.
E qui giungiamo all'ultimo punto: l'estensione e lo scarto delle
dita consecutive. Si tratta di tutta una serie di esercizi che prevedono
l'allungamento delle dita attraverso un movimento di loro divaricazione
sul metacarpo, e a questo scopo Sfilio indica svariati esercizi di cui uno
per tutti è quello che prescrive di fare intervalli di 3° con dita
conseguenti (1 2-2 3-3 4) su una corda sola per esempio partendo dal Do in
IV corda a salire. Quindi una sorta di stretching che unito anch'esso al
modo di fare i cambi di posizione crea ulteriori vantaggi. Questi esercizi
che Sfilio sviluppa facendo studiare in modo particolare anche 8°
diteggiate e 10° mi hanno fatto riflettere sulla famosa immagine dei 4 Mi
di Paganini. Che senso avrebbe avuto mostrare di poter prendere 4 Mi con
dita conseguenti se non quella, penso io, di mostrare un'ulteriore
possibilità di muoversi lungo la tastiera per allungamenti appunto di cui
i 4 Mi rappresentano l'apertura estrema, e indicando cosi oltre tutto la
corretta posizione del braccio sinistro che in questo modo è costretto a
stare rivolto verso l'interno e sotto il violino. Quindi come quella della
scala cromatica di La 11 anche questa è un immagine simbolo e sappiamo
che un simbolo è come un geroglifico che se decodificato svela una
quantità di contenuti mai prima sospettati.
A
Sfilio quindi il merito di aver compiuto quest'opera avendo come supporto
oltre che la sua acuta capacità d'indagine, le preziose nozioni apprese
dall'insegnamento di Sivori e che poi sviluppate egli ha messo a
disposizione di tutti scrivendo questi due libri.
Si
sono svolti diversi seminari in Italia per presentare questo metodo e fra
gli altri uno presso il Conservatorio "A. Boito" di Parma e un
altro a Vittorio Veneto presso la sede del concorso suscitando sempre
consensi e interesse per questa nuova antica scuola.
Attualmente
il conservatorio Nicolò Paganini di Genova si sta interessando nella
persona del suo Direttore Angelo Guaragna, di creare la possibilità per
un insegnamento presso la sua sede e a Genova è anche attiva una
Fondazione intitolata a F. Sfilio voluta dal suo allievo G. Gaccetta e
presieduta da Giulio Franzetti. E' stato pubblicato recentemente dalla ORL
il disco con i 9 Capricci nell'esecuzione di Gaccetta e più recentemente
la ristampa dei due volumi "Alta cultura di tecnica
violinistica" e "Nuova scuola violinistica italiana" con la
collaborazione della casa editrice milanese Zecchini (editrice della
rivista Musica); il primo in due lingue (italiano e inglese) il secondo
in cinque lingue (italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo)
similmente al Sevcik.
E'
nostra speranza che un lavoro cosi importante possa essere in futuro
divulgato rendendo cosi nuovamente vivente un'eredità tanto preziosa.
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